Castello di Sammezzano, Sala Bianca, Cupola, Toscana (1843-1889)

Castello di Sammezzano, una storia lunga e complessa

Il Castello di Sammezzano è un edificio seicentesco toscano, l’aspetto attuale è però frutto dell’inventiva  del marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona.

Nel 1843 iniziarono i lavori per dare un nuovo aspetto all’edificio preesistente sotto le direttive del marchese che, affascinato dall’Oriente e dalla sua molteplicità di stili e colori, decise di ampliare gli spazi preesistenti conferendogli una precisa impronta stilistica che lo rende unico tanto in Italia quanto nel resto del mondo.

Castello di Sammezzano, Torre dell'orologio, Toscana (1843-1889)
Castello di Sammezzano, Torre dell’orologio, Toscana (1843-1889)

La storia del castello è molto complessa e vi si affacciano nomi di famiglie celebri, come quella dei Medici. Lo stile di questo edificio non è però per niente in continuità con le modalità tipiche toscane che hanno dato vita al Rinascimento, anzi si allinea a quella corrente orientalista che ha animato l’eclettismo ottocentesco dandogli varietà decorativa, cromatica e di scelte costruttive.

Nella campagna toscana si inserisce quindi un castello moresco ricco di riferimenti colti e lontani sia nello spazio che nel tempo come i pregevoli mosaici in ceramica, i variopinti motivi geometrici e vegetali, bassorilievi, gli archi a ferro di cavallo e le numerose cupole ad archi intrecciati.

Castello di Sammezzano, Sala di Ingresso, Toscana (1843-1889)
Castello di Sammezzano, Sala di Ingresso, Toscana (1843-1889)

Tra le 65 sale del palazzo le più spettacolari sono proprio quelle volute dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona e ispirate al mondo orientale che tanto ammirava, ma che mai aveva visto di persona se non attraverso libri ed illustrazioni.

Ogni stanza crea un mondo estremamente saturo dei più vari elementi e colori. Si alternano decorazioni geometriche e ispirate al mondo vegetale, bassorilievi e fantasiosi elementi in stucco come le stalattiti dell’omonimo corridoio, i profili delle porte e il grafismo che invade ogni minima superficie dalle pareti ai soffitti e alle cupole.

Castello di Sammezzano, Corridoio delle Stalattiti, Toscana (1843-1889)
Castello di Sammezzano, Corridoio delle Stalattiti, Toscana (1843-1889)

L’esempio forse più esemplificativo di questa saturazione di colori, influssi e linee è dato dalla Stanza dei Pavoni che ripropone la variopinta coda dell’animale nella volta.

Anche quando mancano i colori, come nel caso della Sala Bianca, non manca però l’horror vacui determinato da un sistema complesso di basso rilievi che creano un chiaro scuro e uno sfalsamento di piani che dà profondità allo spazio.

Castello di Sammezzano, Sala dei Pavoni, Toscana (1843-1889)
Castello di Sammezzano, Sala dei Pavoni, Toscana (1843-1889)

Nonostante il Castello di Sammezzano sia stato vincolato per il suo valore storico ed artistico, non ha ricevuto la tutela e tantomeno la valorizzazione che merita finendo dimenticato e a rischio di rovina.

Fattosi questo pericolo estremamente concreto sono nati diversi comitati per la sua salvaguardia che hanno infine portato alla vittoria nel 2017 dei Luoghi del Cuore, iniziativa del FAI che serve a destinare fondi a quei beni del nostro territorio che ne sono sprovvisti.

Castello di Sammezzano, Sala Bianca, Toscana (1843-1889)
Castello di Sammezzano, Sala Bianca, Toscana (1843-1889)
Crediti fotografici: sammezzano.org, toscanareggelloturismo.altervista.org