Karel Appel

Gestualità ed espressionismo nelle opere di Karel Appel

Fino al 20 agosto sarà in mostra al Musée d’Art Moderne di Parigi un’esposizione su Karel Appel, morto nel 2006 dopo una vita dedicata alla pittura.

Karel Appel fu tra i fondatori nel 1948 del gruppo CoBrA a Parigi in contemporanea con l’Art brut di Dubuffet. Con quest’ultimo movimento condivide l’interesse per la pittura spontanea ed infantile, erano propensi all’anti accademismo e alla gestualità priva di mediazioni. Si ispiravano al primitivismo e avevano la volontà di superare il mondo rigido e razionale che ormai aveva ingessato anche lo spirito delle avanguardie di inizio secolo.

Karel Appel, Donkey (1961)
Karel Appel, Donkey (1961)

La pittura di Karel Appel si distingue quindi per colori molto forti e violenti che spesso gli hanno valso l’aggettivo di espressionista, per una forte gestualità e per una stesura del colore massiccia e materica che concretizza il gesto dell’artista.

Il critico Tapiè definì Karel Appel come il corrispettivo europeo di Pollock e quando negli anni ’80 anche l’artista olandese, naturalizzato francese, iniziò a dedicarsi al grande formato la vicinanza dei due artisti divenne ancora più evidente.

Karel Appel, Flying Head (1974)
Karel Appel, Flying Head (1974)

Ovviamente Appel è influenzato dal mondo europeo e ha provato con maggiore concretezza i drammi della guerra e questo si riflette nelle sue opere che, confrontate con quelle dell’americano Pollock, denotano una maggiore violenza e una gestualità più pronunciata che si abbatte direttamente sulla tela nella manipolazione dei colori.

Quella stessa gestualità che si riscontra nelle opere bidimensionali si mostra in modo altrettanto forte nelle opere scultoree dell’artista. Anch’esse sono dominate da macchie di colore acceso e da una materia che pare tormentata dalle mani dell’artista.

Karel Appel, L’Homme hibou n°1 (1960)
Karel Appel, L’Homme hibou n°1 (1960)

Anche la linea che divide astrazione e figurazione è molto labile nella produzione di Karel Appel che per tutta la carriera ha oscillato tra questi due poli rimanendo quasi sempre legato alle esperienze primitiviste dei primi anni.

L’occasione dell’esposizione parigina si mostra infine particolarmente interessante per la riscoperta del Carnet d’art psychopathologique realizzato dall’artista alla fine degli anni ’40 in cui sovrappone le proprie opere ai lavori di alcuni malati mentali.

Karel Appel, Between Mud and Heaven (1962)
Karel Appel, Between Mud and Heaven (1962)

In Karel Appel trovano quindi espressione tutte le maggiori tensioni della prima metà del ‘900 protese verso una nuova ed originale apertura della seconda metà del secolo, dalla psicanalisi, all’espressionismo fino al action painting.

Karel Appel, Smiling Heads (1976)
Karel Appel, Smiling Heads (1976)
Karel Appel, Smiling Heads, detail (1976)
Karel Appel, Smiling Heads, detail (1976)
Crediti fotografici: blumandpoe.com, artmarketmonitor.com, mam.paris.fr