Giulio Turcato, Arcipelago

Giulio Turcato, studio sul colore in una dimensione gestuale

Giulio Turcato è un artista italiano esponente dell’astrattismo informale, sperimentatore di tecniche e modi espressivi che vedono il colore protagonista.


La carriera di questo artista prende il volo nel secondo dopoguerra con l’adesione al PCI (il partito comunista italiano) e con una militanza politica che lo porterà a dare sempre un taglio sociale forte alle opere di questo periodo.
Successivamente i dettami del PCI in merito all’arte e alle sue vie espressive divennero estremamente rigidi e tutto quello che non rispettava la via del realismo venne ben presto etichettato come “borghese, cioè pittura di una società marcia”.

Giulio Turcato, Segnico (1971)
Giulio Turcato, Segnico (1971)

Man mano gli artisti aderenti all’astrattismo vennero allontanati dal partito e anche Giulio Turcato attorno al 1956 abbandona definitivamente il movimento spiegando circa 10 anni più tardi le proprie ragioni con queste parole:

“a parte le considerazioni politiche, nel PCI non esiste un minimo di libertà d’espressione per gli artisti. L’equivoco sta nel fatto che ti dettano come devi dipingere, come devi seguire un determinato schema figurativo.”

Da questo momento la strada di Turcato si indirizza sullo studio del colore, delle gamme cromatiche e delle percezioni che l’occhio ne ha. Si inserisce nelle sperimentazioni informali rendendo in modo autonomo quella gestualità in particolare francese senza però mai dar vita a quelle concrezioni pittoriche informi che hanno valso la definizione Art Brut alle opere d’oltralpe di quegli anni.

Giulio Turcato, Arcipelago, studio sulle sabbie colorate (1971)
Giulio Turcato, Arcipelago, studio sulle sabbie colorate (1971)

La gestualità di Turcato è sempre molto fluida, le linee sono sinuose e il colore viene lasciato gocciolare sulla tela in un modo che pare molto pacato e lontano dagli schizzi violenti ad esempio dell’americano Pollock. Rimane una gestualità meno espressionista, ma più rarefatta ed onirica.
Gli anni della Guerra Fredda sono però anche gli anni dell’esplorazione spaziale, si diffonde l’idea che il colore venga percepito in modo diverso nello spazio extra terrestre e Giulio Turcato inzia quindi una serie intitolata Fuori dallo Spettro in cui si concentra proprio su questo tema.
Ancora maggiore risalto al colore e alla sua differente percezione viene data dal gruppo di opere realizzate con sabbie colorate che in base al punto in cui le si guarda e all’illuminazione che ricevono cambiano sfumature.

Giulio Turcato, Vibrazione Blu, studio sui pigmenti fosforescenti (1989)
Giulio Turcato, Vibrazione Blu, studio sui pigmenti fosforescenti (1989)

Dalla seconda metà degli anni ’60 abbandona momentaneamente la sperimentazione sulla tela per dedicarsi a opere scultoree e alla realizzazione di gioielli che rispecchiano in modo molto naturale quel discorso gestuale portato avanti dagli anni ’50.
Infine per tutti gli anni ’80 e ’90 Giulio Turcato si abbandondona ad un’astrazione fatta di puro colore con l’uso di pigmenti fosforescenti che possano “rendere visibile l’oscurità”, è alla ricerca di un’altra dimensione che superi la sua soggettività.

Giulio Turcato, Oltre lo spettro (1971)
Giulio Turcato, Oltre lo spettro (1971)
Crediti fotografici: pandolfini.it, cambiaste.com, galleriarotaross.com, turcato.org