Stephen Knapp è un artista americano che lavora con la luce trasformandola in colore e lo fa in maniera inedita e molto originale.
La sua carriera è sempre stata caratterizzata dall’uso di materiali riflettenti applicati su superfici molto ampie in modo che coinvolgessero e abbracciassero lo spettatore.
La luce ha sempre avuto un ruolo chiave nelle opere di Stephen Knapp e lo stesso vale per la possibilità di esporre in luoghi con grandi passaggi di pubblico e di includere nella sua sperimentazione una ricerca di legami e dialogo con l’architettura.
Se nei primi lavori i materiali prediletti erano ampi pannelli metallici o ceramica smaltata dalla vivida lucentezza, negli ultimi anni lo è invece il vetro e la sua possibilità di interazione con la luce.
Le opere di Stephen Knapp sono state variamente nominate light paintings o light sculptures, ma a me il termine più corretto pare il primo. La parte scultorea e aggettante dell’opera è infatti semplicemente funzionale alla creazione dei tagli di luce satura dalle cromie forti. Lo scopo primo è la materializzazione della luce e non la resa della tridimensionalità che anzi passa decisamente in secondo piano.
La tecnica messa a punto da Stephen Knapp per la realizzazione dei suoi affreschi di luce è molto ingegnosa. I piccoli pannelli attraverso i quali la luce viene filtrata non sono infatti di vetro comune, ma sono trattati dall’artista con strati di rivestimenti metallici che agiscono come un prisma selettivo che separa la luce focalizzandola in diverse lunghezze d’onda dello spettro.
Il risultato sono tagli di luce molto corposi, saturi e dai colori apparentemente inspiegabili.
La luce si riflette e rifrange nello spazio e sugli oggetti dando una nuova percezione di essi, nel caso di facciate di architetture l’effetto di straniamento è ancora maggiore. Punti di luce di grande brillantezza vanno a popolare come pietre preziose superfici lisce figlie del razionalismo ponendosi in grande armonia con esse nella loro sostanziale semplicità.