Roman Ondak, Measuring the Universe, MoMA, New York (2007)

Roman Ondak, la misura dell’universo in una stanza

Measuring the Universe, l’opera di Roman Ondak, senza gli spettatori e loro partecipazione attiva non sarebbe mai esistita e ora vi spiego il perché.

Roman Ondak è un artista slovacco fermamente convinto che la spontaneità del coinvolgimento dei visitatori nelle sue istallazioni sia il cuore della propria arte e per dare il buon esempio è l’artista stesso a rendersi il primo sperimentatore delle proprie opere.

Measuring the Universe, l’intervento o meglio non-intervento di Roman Ondak realizzato per la prima volta al Museum of Modern Art di New York nel 2007, consiste inizialmente in una semplice stanza bianca completamente vuota senza nulla esposto né a terra né alle pareti.

Roman Ondak, Measuring the Universe (2009)
Roman Ondak, Measuring the Universe (2009)

I visitatori però una volta entrati vengono invitati a marcare sulle pareti la loro altezza scrivendo il loro nome e la data del loro passaggio con un pennarello nero, in questo modo nel corso del periodo della mostra si vanno man mano ad accumulare i nomi delle persone che hanno preso parte a questa opera collettiva trasformando uno spazio bianco e vuoto in una piccola campionatura molto suggestiva della “misura dell’universo”.

Più i giorni passano e più diventano i nomi che iniziano ad affollarsi in una fascia che con il tempo diventa un indistinto accumulo di lettere e numeri, al di sopra e al di sotto di questa marcatura nera compaiono in modo sempre più sporadico altre scritte appartenenti a tutti quei visitatori che divergono dalla media.

Prima:

Roman Ondak, Measuring the Universe - prima, MoMA, New York (2007)
Roman Ondak, Measuring the Universe – prima, MoMA, New York (2007)

Dopo:

Roman Ondak, Measuring the Universe - dopo, MoMA, New York (2007)
Roman Ondak, Measuring the Universe – dopo, MoMA, New York (2007)

La cosa interessante è che i nomi così disposti finisco per assomigliare ad un ammasso di stelle, alla nostra via lattea ad esempio, ed è così che il titolo Measuring the Universe acquisisce un senso decisamente più ampio.

L’idea di Roman Ondak è quella di abbattere il confine tra creazione e ricezione dell’arte e allo stesso tempo di portare entro il perimetro di una galleria una pratica domestica come quella di misurare l’altezza dei bambini sui muri o sugli stipiti delle porte.

Roman Ondak, Measuring the Universe (2010)
Roman Ondak, Measuring the Universe (2010)

Un modo molto semplice e allo stesso tempo efficace per restituire un po’ di vicinanza all’arte contemporanea sentita sempre più spesso come qualcosa di indecifrabile ed inaccessibile.

Elemento altrettanto interessante di Measuring the Universe è la sua riproducibilità e contemporanea impossibilità di avere due volte uno stesso risultato dal momento che portando questa installazione in giro per il mondo è infattibile che si ricreino le stesse condizioni della precedente esposizione.

“I’m trying to use forms which don’t have such a stable position. So this is a type of work which can have a certain fluidity in terms of appearance.”

Roman Ondak, Measuring the Universe, MoMA, New York (2007)
Roman Ondak, Measuring the Universe, MoMA, New York (2007)
Crediti fotografici: moma.org, theartblog.org