Reymond Romero, Conjunto de Pictogrias, 2 pezzi

Astrazioni a confronto: Dorazio e Reymond Romero

Confrontiamo due artisti che hanno scelto la via dell’astrattismo, ma che appartengono a due generazioni e contesti distanti fra loro.

Piero Dorazio è probabilmente il più celebre degli astrattisti italiani e la sua attività artistica, sempre più intensa a partire dal secondo dopoguerra, prende l’avvio dalla firma del manifesto di Forma 1 assieme ad altri artisti destinati ad innovare il nostro panorama artistico. Tra questi ricordiamo Giulio Turcato e Carla Accardi che, pur aderendo a quello stesso formalismo di Dorazio, presero strade molto autonome tra loro.

Piero Dorazio, Hypnerotomania (1989)
Piero Dorazio, Hypnerotomania (1989)

Il gruppo quindi si contraddistingue da subito per la sua eterogeneità, ma i punti di incontro comune rimangono saldi nonostante poi ognuno scelga modalità espressive originali.

Alla base del pensiero di Dorazio e dei suoi compagni vi è infatti la volontà di slacciarsi dalla rappresentazione del reale pur continuando a definirsi Marxisti. I dettami del PCI infatti sostenevano un’arte di stampo realista aborrendo tutto ciò che era astratto e Togliatti, in occasione di una mostra del gruppo Forma 1, disse che “uno scarabocchio è sempre uno scarabocchio”.

Piero Dorazio, Smagliante II (1982)
Piero Dorazio, Smagliante II (1982)

Le opere di Dorazio si caratterizzano per l’uso di sole forme elementari e per la sperimentazione sulle possibili interazioni. La linea e il colore diventano un elemento centrale che mai l’artista abbandonerà nel corso della sua carriera.

I lavori di Dorazio spesso sembrano trame di fili sottilissimi che con leggere variazioni cromatiche creano sfumature con un ritmo molto musicale. Con questo metodo Dorazio riesce a raggiungere l’essenza dell’arte e quegli elementi che vanno a toccare lo spettatore nel profondo, è una pittura liberata da volontà narrative e mimetiche.

Piero Dorazio, O.E. (1964)
Piero Dorazio, O.E. (1964)

Lo stesso interesse per il segno grafico elementare ripetuto e interconnesso caratterizza le opere del giovane artista Venezuelano Reymond Romero che, pur non possedendo quell’originalità e varietà di Dorazio, dà vita a delle interazioni cromatiche molto interessanti che denotano la sensibilità dell’artista per linea e colore.

Stupirà però scoprire che le opere di Romero non sono realizzate con tempera e pennello, ma con dei veri e propri fili disposti in modo molto serrato tra loro. In questa pratica vi è un rimando alla tradizione tessile venezuelana, ma anche ai suoi colori e a come dargli una loro volumetria e plasticità.

Reymond Romero, Trio de Ideogramas
Reymond Romero, Trio de Ideogramas
Reymond Romero, Ideograma, dettaglio
Reymond Romero, Ideograma, dettaglio

Le opere di Reymond Romero sono create per una fruizione frontale, ma aprono alla tridimensionalità grazie alla sapienza con cui l’artista riesce ad accostare linee e colori simulando il movimento e la profondità.

Le parole di Dorazio in riferimento ai colori e alla nostra percezione sembrano quindi altrettanto calzanti per l’opera di Romero:

“i colori parlano da soli, fra di loro, due o tre alla volta o tutti insieme. Guardandoli uno per uno e imparando a identificarli, avremo dei nuovi compagni della nostra vita, i quali in qualsiasi momento di tristezza saranno sempre pronti, se li fisseremo, a consolarci, a renderci tranquilli, a darci allegria e speranza.”

Reymond Romero, Pictograma
Reymond Romero, Pictograma
Reymond Romero, Pictografia, dettaglio
Reymond Romero, Pictografia, dettaglio
Crediti fotografici: reymondromero.com, lorenzelliarte.com